BioShock Infinite è uno sparatutto in prima persona disponibile su PC, PlayStation 3 e Xbox 360. È il terzo episodio della serie nata nel 2007.
Il primo BioShock, uscito nel 2007 in esclusiva su Xbox 360 e PC prima di approdare su PlayStation 3, sorprese non solo per la straordinaria e inusuale ambientazione offerta dalla città sottomarina di Rapture, ma anche per il perfetto misto tra gameplay vario e profondo, una trama articolata in grado di toccare con la necessaria delicatezza anche temi piuttosto forti e un mondo circostante vivo, pulsante e particolarmente credibile, entrato nell’immaginario dell’industria. Era il perfetto erede, in chiave moderna, degli splendidi System Shock. Ma era un gioco, soprattutto, che conquistò (quasi) tutti: dalla critica agli appassionati. Il successo ha inevitabilmente portato allo sviluppo di un sequel affidato però a un altro team: BioShock 2 è un ottimo gioco ancora oggi, ma pagherà per sempre il blasone del predecessore. Ken Levine, responsabile e ideatore della serie, del resto era stato chiaro: per far funzionare la saga, ogni episodio di BioShock deve saper essere indipendente dall’altro pur senza dimenticare del tutto il predecessore.
Un discorso all’apparenza insensato ma che trova invece piena ragion d’essere in BioShock: Infinite, questa volta realizzato da Irrational Games e Ken Levine stesso e che rappresenta quel cambiamento di cui la serie aveva bisogno. Abbandonate le bagnate strade di Rapture, questa volta si fa qualche passo indietro per quanto riguarda l’anno di ambientazione ma si vola letteralmente in alto con le ambizioni: nasce Columbia, città volante che nell’universo immaginario del gioco è il fiore all’occhiello degli Stati Uniti all’inizio del ventesimo secolo, prima di decidere di staccarsi dall’unione e volare per conto proprio tra le nuvole. Protagonista della storia e alter-ego del giocatore è Booker DeWitt, veterano e ora indebitato fino al collo a cui viene offerta una sola possibilità per salvarsi la vita e cancellare per sempre i debiti: recarsi a Columbia e riportare indietro, per consegnarla ai suoi creditori, Elizabeth, misteriosa ragazza che scoprirà presto avere poteri straordinari. Come prevedibile, il compito di Booker non sarà dei più semplici sia per il naturale scetticismo della giovane, ben contraria a farsi consegnare a loschi figuri, sia per la situazione particolare in cui si trova Columbia, arrivata probabilmente all’apice del suo splendore e rovinata da una dittatura totalitaria che ha messo in ginocchio la popolazione. Perlomeno quella meno benestante e “diversa” per colore della pelle, cultura e religione rispetto quella tipica statunitense.
BioShock Infinite fatica un po’ a decollare sotto tutti i punti di vista. Una sola cosa riesce a catturare immediatamente: il rapporto naturale e sincero che nasce tra il protagonista ed Elizabeth, questa uno dei personaggi più belli e meglio riusciti di sempre nella storia dei videogiochi. Merito di un doppiaggio in italiano d’eccezione, di dialoghi scritti con cura e mai assolutamente banali. Nel corso delle circa dodici ore necessarie per completare l’avventura, il giocatore imparerà a conoscere tutti i risvolti del carattere di Booker ed Elizabeth finendo inevitabilmente a creare un legame, del tutto virtuale ma non privo di sentimento e gioia, con la coppia, trovandosi particolarmente coinvolto nelle vicende che seguiranno a schermo. Quest’ultime come detto non partono subito con il piede sull’acceleratore ma si prendono il tempo prima di esprimere in pieno tutta la forza narrativa che è riuscito a immettere Ken Levine in BioShock: Infinite. Quando i nodi cominciano a sciogliersi, le incertezze a sparire, il mondo circostante a mostrarsi per quello che realmente è, con il realismo a prendere il posto di meraviglia e stupore, sensazioni quasi scontate al primo impatto con Columbia, allora la trama trasporta in un susseguirsi di eventi inarrestabile e gestiti straordinariamente dalla struttura narrativa senza il minimo intoppo, con cura certosina riposta anche al dettaglio più infimo. Il tutto vi porterà a un finale semplicemente straordinario, sorprendente, spiazzante, a tratti confusionario, ma proprio per natura di quello che vi verrà mostrato. A mente fredda e ripercorrendo i vari livelli poco alla volta scoprirete che Ken Levine è talmente così attento al dettaglio da aver seminato piccoli indizi, sempre coerenti in ogni situazione, legati a ciò che viene mostrato durante i venti scioccanti minuti finali.
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